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17/10/17

La liberazione di Raqqa ha il volto di una donna in armi: ecco chi è Rojda Felat, una donna curda, una civiltà esiste anche laggiù, sono stupende

La liberazione di Raqqa ha il volto di una donna in armi: ecco chi è Rojda Felat

Quando a Raqqa l'insopportabile crepitio dei proiettili è finalmente sostituito dalle urla di giubilo, la combattente curdo-siriana impugna la bandiera delle Forze Democratiche Siriane per sventolarla in piazza al Naim, dove i fotografi catturano tutta la sua gioia. Il suo sorriso diventa il simbolo della liberazione della città siriana che lo Stato Islamico aveva eletto a sua capitale. Ma dietro quel sorriso c'è molto di più. Perché Rojda Felatquesto il suo nome, comandante del Ypj (Unità di protezione delle donne), braccio femminile del Ypg, le "unità di protezione curdo-siriane", è soprattutto l'ufficiale che ha guidato le operazioni militari delle Fsd nella riconquista di Raqqa. Prima di lasciarsi andare nel giorno della gioia e dei festeggiamenti, per mesi ha impartito ordini, studiato mappe, discusso con i consiglieri militari statunitensi, affrontato il nemico. Felat si era arruolata nel Ypj nel 2013, per contrastare l'avanzata dell'Isis. Della sua vita precedente si sa poco o nulla, se non che la sua età si aggira tra i 30 e i 40 anni. Da allora, ha scalato la gerarchia militare, nel suo gruppo e nelle Fsd, fino ad assumere il comando delle operazioni nella spallata decisiva a ciò che restava del Califfato. Ha combattuto per la libertà di un popolo dal terrorismo e dalla tirannia avendo ben presente anche la conquista di un'altra libertà: "Quella delle donne curde, e siriane in generale, dai vincoli e dal controllo della società tradizionale", ha detto in passato. Una femminista radicale piantata nell'inferno siriano, Rojda Felat, in prima linea per una mutazione culturale che porti al pieno riconoscimento dei diritti, delle aspirazioni, delle vite delle donne di ogni etnia in Siria. E non solo. Perché, a ben vedere, per Rojda Felat anche le donne d'occidente ne avranno bisogno finché "il sistema capitalistico le considererà come oggetti". Oggetti perfettamente in grado di guidare uomini alla vittoria. "In ambito militare, spesso siamo viste con condiscendenza, ci si crede troppo delicate e prive del coraggio necessario per usare anche solo una pistola o un coltello. Potete vedere da voi che nel Ypj usiamo mitragliatrici e mortai. E conduciamo anche operazioni di sminamento".

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